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La Disprassia è l'incapacità di compiere movimenti volontari, coordinati sequenzialmente tra loro, in funzione di uno scopo.

È un disturbo che colpisce il 6% della popolazione infantile tra 5 e 11 anni.

I bambini disprattici imparano una cosa ma fanno fatica a generalizzare e ad associare, trovando strategie.

Gli obiettivi che ci prefiggiamo:

  • dare informazioni ed aiuto ai bambini disprattici e alle loro famiglie;
  • aumentare le conoscenze e la ricerca sulla disprassia;
  • aiutare medici, terapisti e tutti coloro a contatto con bambini nel sospetto diagnostico, nella diagnosi e nell’assistenza dei soggetti disprattici.

Il sito non ha fini commerciali né di lucro ed è a frequenza gratuita.

Se frequentate un bambino disprattico, o avete esperienze in merito, contattateci; ogni aiuto per approfondire la conoscenza e la terapia di questa malattia è gradito.

Autori dell'articolo

IOLANDA PERRONE (iolanda.perrone@gmail.com)
Logopedista- Servizio Età Evolutiva - Az. ULSS7 Pieve di Soligo (TV) –
Docente Metodo Terzi - Membro Comitato Garanti dell’Associazione Italiana Ricerche Metodo Terzi (A.I.R.M.T.) - Monza (MB)

MARIA TERESA MAZZETTO
Neuropsicomotricista dell'Età Evolutiva - Pieve di Soligo (TV) - Operatore Metodo Terzi

ELENA COLLAZUOL
Neuropsicomotricista dell'Eta Evolutiva- Servizio Età Evolutiva - Az. ULSS7 Pieve di Soligo (TV)

Metodo Terzi e D.S.A. (disgrafia) su base disprassica

Per l'applicazione in questo ambito sono state estrapolate dal Metodo Terzi alcune aree di intervento specifiche in relazione:

- all'organizzazione dello Spazio Personale e Peripersonale che risulta implicata nella:

postura corporea: percezione dell'asse corporeo o verticale soggettiva per assunzione e mantenimento di una posizione simmetrica dei due emicorpi rispetto all’asse mediano, percezione della posizione e funzione del braccio attivo e di appoggio, corretta inclinazione del busto durante il compito di scrittura;

impugnatura: consapevolezza delle possibilità motorie delle dita e del polso, individuazione di nuovi patterns motori, prima esercitati separatamente e successivamente integrati, per ottenere una corretta prensione della penna ed apprendere i movimenti (incisione, iscrizione e progressione) da effettuare durante la scrittura;

- all'organizzazione dello spazio extra-personale lontano e sua integrazione con lo spazio peripersonale per migliorare:

spazio grafico: organizzazione nello spazio del foglio;

grafia: organizzazione della grafia in corsivo. L'insegnamento delle lettere proposto non segue l’ordine alfabetico, ma un ordine che le accomuna per analisi geometrico-spaziale e per movimenti che ne costituiscono lo schema grafico.

La rappresentazione mentale delle lettere e la loro trasformazione nel corretto schema grafo-motorio si realizza attraverso l'analisi geometrica spazio-temporale di ogni simbolo alfabeto-grafico in corsivo e la sua costruzione deambulatoria ad occhi bendati.

Passaggi operativi successivi porteranno gradualmente il bambino alla rappresentazione grafica delle lettere dagli ampi spazi agli schemi ellittici della scrittura Lamanna fino a giungere al quadretto/righe della classe di appartenenza.

Prima Dopo

Maggio 2008 fine 1° S. Primaria Dettato di parole

Diagnosi da D.F.: Grave disprassia. Impaccio motorio. Sviluppo cognitivo borderline con grossa discrepanza (50 punti) tra prove verbali e performance.

Linguaggio verbale ben strutturato.

Ottobre 1009 inizio 3° S. Primaria – Spontaneo in classe

 

 

 

 

Metodo Terzi: setting e fasi dell'intervento

"VISSUTO" e "RAPPRESENTAZIONE"

Aspetto peculiare del Metodo è l'organizzazione degli esercizi in una fase di "VISSUTO", passivo e attivo, seguita da una fase di "RAPPRESENTAZIONE".

La fase di "vissuto" (esempio: "Atteggiamenti" e "Tocchi") è eseguita in prima persona dal soggetto e si chiede di prestare attenzione alla corretta posizione in cui vengono poste le varie parti del corpo, o punti del corpo in cui viene toccato. Il "vissuto" facilita nel soggetto la capacità di percepire e riprodurre su di sé in maniera temporalmente ordinata una serie di informazioni cinestesico-propriocettive e tattili. Nella fase della "rappresentazione" si chiede al soggetto di riprodurre sull'operatore (per gli esercizi sullo schema corporeo) o su una tavolozza di plastilina (per gli esercizi sullo spazio extrapersonale) quanto ha eseguito ad occhi bendati immediatamente prima. La rappresentazione permette di individuare il grado di consapevolezza e la capacità di integrazione delle informazioni a livelli diversi. In questo modo il Metodo esercita l'integrazione delle informazioni relative al proprio corpo con quelle provenienti dal mondo esterno, facilitando la coerenza percettiva ed il passaggio da un utilizzo inconscio ad un utilizzo consapevole del corpo in movimento.

METACOGNIZIONE

L’approccio al compito è di tipo metacognitivo: non si interviene direttamente sull' "errore-sintomo" ma si analizzano le risposte indagando i processi mentali che possono averle determinate. Nelle varie fasi di lavoro il bambino, attraverso l'attività intenzionale, attiva i processi meta cognitivi attraverso la rappresentazione di sé e dell’ambiente esterno, la pianificazione e la programmazione di movimenti in sequenza per raggiungere uno scopo e il controllo del programma. In ognuna di queste fasi si avviano processi di verifica mediati dal canale propriocettivo e visuo-spaziale.

SETTING 

Gli esercizi vengono proposti al soggetto in un ambiente vasto, sgombro, silenzioso, con luci soffuse, si eseguono a piedi scalzi e ad occhi bendati. L'esclusione della vista nelle fasi del vissuto e della rappresentazione diventa una facilitazione per il bambino perché riduce la complessità e la contemporaneità delle informazioni che deve elaborare e permette una maggiore concentrazione su quelle cinestesico-propriocettive e somatosensitive.

Il Metodo Terzi: programma riabilitativo nella disprassia

Alcune delle difficoltà del bambino disprassico possono essere:

  • acquisire un'attività intenzionale
  • rappresentarsi l'oggetto e l'azione
  • ordinare i movimenti in programmi finalizzati allo scopo
  • controllare il programma
  • attivare processi di verifica.

La disprassia perciò è un disturbo ad alto livello di integrazione percettivo-motoria e concettuale.

In tutti gli esercizi del Metodo si interviene sulla integrazione delle informazioni spaziali ordinate nel tempo che provengono dai diversi canali sensoriali: propriocettivo, tattile, vestibolare, uditivo e visivo. Gli esercizi del Metodo aiutano, infatti, i bambini a passare dalla sensazione alla percezione attraverso operazioni integrative e associative che si realizzano in tutti i canali di informazione sensoriale e quindi alla rappresentazione attraverso una organizzazione dei dati sensoriali.

Nel soggetto disprassico la metodica agisce sulle capacità rappresentative del proprio schema corporeo e del mondo esterno e sulle capacità di costruzione e manipolazione delle immagini mentali.

Il programma riabilitativo ed educativo, attraverso esercizi mirati e specifici, prevedono il potenziamento della:

Organizzazione dello spazio personale (Schema corporeo) con un intervento specifico su:

  • la recettività sensoriale e l'integrazione delle informazioni sensoriali (propriocettive, tattili, vestibolari, uditive e visive) che toglie l'ambiguità percettiva e fornisce un senso integrato del corpo nello spazio,
  • la coordinazione della respirazione con la propriocezione e il controllo dei grandi segmenti corporei (arti superiori e inferiori); coordinazione di schemi corporei (omolaterali e crociati) in circuiti ritmici complessi,
  • la percezione dell'asse corporeo o verticale soggettiva,
  • la distinzione propriocettiva degli emicorpi.

Organizzazione spazio-temporale: percezione, rappresentazione su di sé e sull'altro di sequenze spazio-temporali (Atteggiamenti e Tocchi)

Organizzazione dello spazio extrapersonale vicino (peripersonale), spazio intorno al corpo esplorabile con le mani, con un lavoro finalizzato a migliorare:

  • la consapevolezza delle possibilità motorie delle mani, anche nelle fasi di rappresentazione esterna (motoria o grafica)
  • i movimenti fine-motori e la coordinazione delle dita, i movimenti in sequenza delle dita delle mani, la mobilizzazione del polso e spalla, la manipolazione "in-hand", la modulazione delle forza e della pressione, la modellatura in plastilina, il ritaglio,
  • l'organizzazione tattile-manuale (analisi manuale di figure geometriche piane) e la stereognosia.

Organizzazione dello spazio extrapersonale lontano con un intervento specifico su

  • lo spazio metrico-euclideo, per intervenire sulla rappresentazione mentale geometrica del mondo e sul rapporto fra il soggetto e l'ambiente esterno, definito geometricamente (intervento sul Modulo geometrico).

Il canale deambulatorio, infatti, in cui le afferenze propriocettive ed esterocettive vengono facilmente distinte, quantificate e composte in una sintesi spaziale, assume la funzione di "canale percettivo" vero e proprio, che ci danno prima la percezione e poi il concetto della distanza e sono in grado di generare quello spazio che trova nella percezione visiva la più alta e sintetica rappresentazione del mondo esterno.

 

Che cosa è il Metodo Terzi

(a cura di Iolanda Perrone, Maria Teresa Mazzetto, Elena Collazuol)

Il Metodo di organizzazione spazio-temporale Terzi è un sistema di esercizi senso-motori che sviluppa la capacità di integrare le informazioni spazio-temporali che giungono al Sistema Nervoso Centrale dai diversi canali percettivi.

Potenzia la capacità di costruzione di corrette immagini mentali motorie (in 1° e 3° persona nelle fasi di "vissuto" e "rappresentazione") e visuo-spaziali.

Per le sue caratteristiche può essere qualificato come metodologia cognitivo-motoria, in cui le esperienze ricavate dal corpo in movimento e dalle relazioni con il mondo esterno giocano un ruolo essenziale per lo sviluppo della mente e degli apprendimenti, ovvero per lo sviluppo cognitivo.

È solo il movimento che ci dà la consapevolezza dello spazio e del tempo, "la percezione appare immersa nella dinamica dell’azione, il cervello che agisce è innanzitutto un cervello che comprende" [Rizzolatti, Sinigaglia, 2006].

Si inserisce nei più recenti filoni teorici relativi alla neuropsicologia cognitiva secondo la quale le funzioni corticali superiori vengono svolte attraverso l’attivazione di "sistemi funzionali a rete". "In virtù dell’esperienza conseguita le reti neurali si modificano e si verificano, nel corso dello sviluppo, in progressivi miglioramenti funzionali" [Sabbadini, 2009].

Tale metodica è in linea con le attuali ricerche basate sulle teorie dell'"embodied cognition" [Thelen1995, Iverson,1999] o "cognizione incarnata", cioè radicata nel corpo, [Borghi e Inchini, 2002] che sottolineano come lo sviluppo cognitivo evolve a partire dalla percezione del proprio essere, parallelamente allo sviluppo delle funzioni motorie e al controllo delle stesse.

Il Metodo Terzi enfatizza lo stretto legame tra percezione-azione-cognizione: il corpo col suo movimento e le interazioni del corpo con l'ambiente esterno vengono utilizzati come dispositivi cognitivi da cui inizia l'attività mentale.

 

Ida Terzi diceva: "l'atto motorio palese o celato è indispensabile per promuovere la funzione degli organi di senso specifici" [1995]. Berthoz attualmente, sostiene che "l'azione anticipa la percezione" [1998].

Il Metodo attiva processi di metacognizione come la consapevolezza, il controllo e la pianificazione delle funzioni motorie stimolando:

  • processi cognitivi di analisi e di sintesi dei dati percettivi,
  • capacità di rappresentarsi l'azione o la sequenza di azioni (pianificazione),
  • capacità di ordinare in sequenza spazio-temporale e/o coordinare una serie di movimenti (programmazione),
  • organizzazione ed esecuzione del progetto motorio con l'analisi delle sue componenti,
  • rappresentazione e verifica del risultato attraverso processi di controllo,
  • memoria di lavoro e attenzione selettiva.

Il metodo approfondisce inoltre lo studio delle rappresentazioni interne degli eventi, analizzando i processi mentali che dallo stimolo portano al comportamento.

"Nel nostro continuo andare e venire per il mondo esterno, noi non facciamo altro che ragionare,e bene,con i piedi" - Ida Terzi

Ida Terzi (1905-1997) diventa insegnante elementare e si specializza in tiflologia, per l’insegnamento dei non-vedenti, a Roma. Inizia la sua attività in un istituto per ciechi a Reggio Emilia nel 1925. La prima formulazione del metodo risale a quegli anni sotto la spinta dell'imponente problema pedagogico di rendere autonomo il cammino dei suoi alunni (Terzi, 1958) e rappresenta il sistematico tentativo di trovare nuove vie di compenso alla mancanza della vista. Prosegue la ricerca presso l'Istituto dei Ciechi e l'Istituto di Psichiatria dell'Università di Milano.

Nel 1958 pubblica sulla rivista Acta Neurologica i primi risultati del suo lavoro. Nel 1985 fonda l'A.I.R.M.T. (Associazione Italiana Ricerche Metodo Terzi- Monza) che per sua volontà porterà avanti la ricerca sul Metodo. Del 1995 è il testo edito da Ghedini "Il Metodo Spazio-Temporale".

Il Metodo è nato in anni in cui nulla di dimostrato scientificamente si sapeva sulle rappresentazioni mentali dello spazio. La grande capacità di osservazione e le geniali anticipazioni di Ida Terzi, supportate dai dati allora disponibili, hanno permesso di mettere a punto il modello. Il Metodo è rimasto negli anni fedele a se stesso, la teoria che lo supporta si è ampliata enormemente.

I pasti e il rapporto con il cibo

Il bambino disprattico avrà bisogno di aiuto per nutrirsi per molto più tempo rispetto ai coetanei. Acquisirà in ritardo l'utilizzo del cucchiaio preferendo mangiare con le mani. Durante il pasto spesso sparge parti di cibo in terra o sulla tovaglia e rovescia la sua bevanda. Il pasto è un momento difficile e faticoso perché deve coordinare parecchi gesti:

  • mantenere la posizione seduta,
  • servirsi di utensili quali forchette, cucchiai, coltelli,
  • pungere con precisione, con i rebbi della forchetta, gli alimenti,
  • portare gli alimenti alla bocca e ripetere questi gesti, senza automatizzazione del gesto,
  • riempire il bicchiere e portarlo alla bocca senza rovesciare,
  • imparare a bere correttamente dal bicchiere.

Strategie

  • verificare che il bambino sia seduto correttamente, che i piedi tocchino terra, che la schiena sia appoggiata correttamente e che il tavolo non sia troppo alto (evitare di farlo appollaiare su cuscini instabili!),
  • fargli utilizzare posate adattate alla sua taglia con manico più spesso per facilitare la presa; utilizzare cucchiai molto profondi,
  • utilizzate una tovaglia che aiuti a non far muovere il suo piatto,
  • utilizzare dei piatti fondi come quelli da zuppa piuttosto di scodelle troppo profonde,
  • potete proporgli un grembiule in plastica come quello che si usa per dipingere, sarà più sicuro di non sporcarsi,
  • non riempitegli completamente il piatto o il bicchiere,
  • aiutatelo a tagliare la carne ed a pelare la frutta,
  • fatelo esercitare nel taglio con alimenti facili tipo banana, pera, formaggio,
  • la sera quando è stanco non abbiate dubbi se aiutarlo in quanto potrebbe preferire di non mangiare per evitare troppi sforzi. Siate tolleranti se si appoggia sul tavolo ma spiegategli che normalmente è una posizione da evitare. Fino a quando non raggiunge un'autonomia almeno sufficiente cercate di evitare di lasciarlo alla mensa scolastica.

Igiene personale

Il bambino disprattico ha un ritardo dell'autonomia sia nell'utilizzo corretto dei servizi igienici sia nell'igiene personale. Ha difficoltà a strofinare le mani tra loro per insaponarle e a coordinarle per lavarsi la faccia; ha difficoltà ad asciugarsi correttamente; la pulizia dei denti con lo spazzolino è difficoltosa per alterata coordinazione nel serrare i denti. Ha bisogno di aiuto per fare il bagno e la doccia.

Rapporto con i servizi igienici

  • può sottovalutare lo stimolo urinario o fecale, rendendosi conto all'ultimo momento della necessità e non arrivando spesso in tempo utile,
  • a scuola non osa chiedere il permesso all’insegnante per andare in bagno,on avendo molta stabilità corporea, non sempre riesce a sedersi correttamente sull’asse e può perdere l’equilibrio quando si china; resta seduto con fatica e talvolta riferisce di aver l'impressione di "cadere dentro"
  • il maschio, se fa pipì in piedi, non sempre riesce a "centrare" il buco del vater; inoltre potrebbe sbilanciarsi abbassando la testa per vedere
  • non sempre riesce a svestirsi abbastanza rapidamente nelle situazioni di urgenza; spesso dimentica di far andare l’acqua e di riporre l’asse dopo l'uso.

Cosa fare per aiutarlo

  • Nei casi più gravi occorre prevedere un vaso "a poltrona" con braccioli per tenersi e per facilitare l'alzata,
  • Se piccolo di statura conviene prevedere un rialzo in plastica per aiutarlo a utilizzare correttamente i servizi; può essere anche utile un riduttore di bagno,
  • ricordargli frequentemente di andare ai servizi (es. "ti scappa la pipì?") e ripetergli la sequenza corretta da seguire (es. slaccia i pantaloni, tira giù la cerniera, abbassa gli slip ecc.)
  • fargli indossare abiti pratici da togliere,
  • insegnargli a mettere l'accappatoio e aiutarlo a passare le mani sul suo corpo per asciugarsi,
  • Fargli utilizzare uno spazzolino elettrico,
  • pensare giochi per aiutarlo a percepire meglio il suo corpo come ad esempio passare un oggetto tra le sue gambe in modo da farle aprire, chiudere, fletterle ed estenderle,
  • avvertire l'insegnante del suo disagio in modo chiedendo la sua collaborazione per sincerarsi ogni tanto della necessità di usare i servizi,
  • prevedere dei cambi d'abito da consegnare a scuola per eventuali "incidenti"

Disprassia e vita quotidiana

Il bambino disprattico va incontro a numerosi problemi nella vita di tutti i giorni e, contrariamente agli altri bambini, avrà bisogno dell’aiuto dell’adulto talvolta anche per lungo tempo.
Alcuni suggerimenti e strategie per migliorare la sua autonomia sull’abbigliamento, sui pasti, sull’igiene personal e sulla vita sociale.
Per finire è utile conoscere bene i punti deboli e i punti forti dei vostri bambini per poterli aiutare efficacemente

L’abbigliamento: Primo problema della giornata! Vedremo le sue difficoltà e come aiutarlo.

La pulizia: il bambino disprattico può essere tardivo nell’igiene personale e avrà anche difficoltà a fare il bagno. Cosa fare per aiutarlo e ridurre gli incidenti!

I pasti: Impugna male le forchette e coltelli per mangiare; il cibo viene sparpagliato ovunque; talvolta non ha più voglia di mangiare ed è ancora più difficile nella scelta del cibo rispetto agli altri bambini

Valuteremo le attività di tempo libero più appropriate per un disprattico, e proporremo qualche idea per le vacanze se lo lasciate partire in colonia;

Alcuni consigli per comprendere i nostri bambini disprattici e potere agire del modo più efficace possibile.

Conosciamo i loro punti deboli :

• problemi di memorizzazione,
• problemi a formare dei concetti,
• problemi di organizzazione,
• grande tendenza a stancarsi,
• problemi di integrazione nella vita sociale.

Ma dobbiamo cercare e tenere conto dei loro punti forti per valorizzarli.

Una parte dei bambini può avere una disfunzione del sistema di integrazione sensoriale con ripercussioni sul comportamento.

Piccoli consigli ai genitori

Il bambino disprattico è spesso seguito da professionisti specializzati in psicomotricità, in ergoterapia, in logopedia e in strategie di apprendimento; è importante che genitori e riabilitatori operino insieme per aiutare al meglio possibile il bambino. Chiedete consigli ai professionisti sulle "attività" migliori da svolgere a casa per rinforzare o ripassare ciò che è stato appreso in rieducazione.

Fate tuttavia attenzione a non trasformare tutte le attività in sedute di rieducazione e cercate di privilegiare il lato ludico per non farle percepire dal bambino come una costrizione o una punizione.

Cercate di trovare giochi e astuzie per aiutare il bambino a migliorare il suo coordinamento, la sua motricità globale, la sua motricità fine, il suo inseguimento oculare...

Congratulatevi spesso con lui, incoraggiate e valorizzate ogni piccola cosa che ha realizzato o indovinato e ogni sforzo anche minimo effettuato per migliorare la sua stima di se; continuate a stimolare i suoi sforzi!

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